Il diritto al tempo del coronavirus: le misure restrittive nelle scuole
La necessità di adottare efficaci misure di sicurezza per evitare la diffusione del contagio da Covid-19 molto spesso, in Italia, sfocia nel ridicolo e nell’illegalità.
Basta guardarsi intorno tutti i giorni per cogliere i segnali, sempre più evidenti, della mancanza di rispetto per i diritto fondamentali delle persone, violati nelle loro manifestazioni più ovvie e comuni.
In queste settimane dominate dalla paura del contagio e dall’ossessiva conta mediatica quotidiana dei nuovi positivi, sta passando sotto silenzio una grave violazione dei diritti dei minori.
Bambini e ragazzi non possono entrare liberamente a scuola.
Devono rimanere fuori dell’edificio, anzi del muro di cinta della scuola, sino a pochi minuti prima dell’inizio delle lezioni.
Poi, come in un campo di lavoro ben organizzato, devono recarsi nel loro “recinto” di classe seguendo percorsi obbligati e lì attendere l’insegnante che, spesso preoccupandosi delle distanze più che del freddo o della pioggia, li accompagna in classe.
Anche l’intervallo, come l’ora d’aria dei carcerati, deve essere trascorso nel recinto ed al bagno si può andare solo durante il turno di classe, ad intervalli di tempo ben definiti.
Il tutto è disciplinato dal protocollo adottato da ogni istituto, integrato nel regolamento scolastico ed approvato dal Consiglio d’Istituto poichè la legalità formale dei divieti, nell’Italia governata dal virus, è fondamentale.
Ci si dovrebbe chiedere, invece, perchè fuori dalle mura scolastiche, ossia nel marciapiede o nel parcheggio antistante l’ingresso, non sia necessario evitare il cd. assembramento ed i ragazzi siano liberi di mescolarsi tra loro com’è normale fare.
Del resto, finchè gli studenti si trovano all’esterno della scuola il dirigente scolastico non è responsabile della loro sicurezza, mentre lo è quando si trovano in cortile.
Quindi è più “comodo” lasciarli sul marciapiede o nel parcheggio perchè, se vengono investiti o si fanno male, la responsabilità ricade sui genitori che li hanno lasciati lì per andare a lavorare oppure su chi li ha investiti.
Farli entrare in cortile in anticipo, quindi, significa doverli sorvegliare.
Per farlo è necessario far arrivare a scuola bidelli ed insegnanti in anticipo in modo che, a turno, possano svolgere questo compito.
Ma tutto ciò ha un costo, perchè bidelli ed insegnanti vanno pagati e, soprattutto, vanno convinti a trascorrere mezz’ora la mattina presto fuori al freddo a controllare i ragazzi.
Quindi, è più semplice ed economico lasciarli fuori, esposti al pericolo lungo una strada facendo
finta che questa sia la soluzione migliore.
Invece, è solo la soluzione più facile, ma non certo quella che tutela i diritti dei soggetti più deboli, ossia dei ragazzi che, sino a prova contraria sono ancora minorenni e come tali giuridicamente irresponsabili di sè stessi a differenza degli adulti che dovrebbero prendersi cura di loro.
Già questa situazione, in un paese normale, dovrebbe aver destato più di qualche coscienza soprattutto considerando che fino a qualche anno fa le scuole erano aperte sin dalle 7,30 per accogliere quei bambini e ragazzi che, meno fortunati di altri, erano costretti ad arrivare con largo anticipo a causa degli impegni di lavoro dei genitori oppure per effetto di infelici combinazioni di trasporto pubblico.
I percorsi delimitati ed i recinti in cortile, poi, non sono previsti da nessuna norma, neppure dai protocolli che si limitano a prevedere “zone contrassegnate da cartelli”.
Tale innocua previsione si trasforma in corsie e spazi delimitati da paletti e nastro, il che ricorda quanto accadeva nei campi di lavoro e prigionia.
Nessuno si lamenta benchè l’assurdità e l’inutilità di tutto questo sia evidente a fronte di quanto avviene nei parcheggi e sui marciapiedi antistanti la scuola per non parlare dei bar e dei ristoranti, oramai dichiarati per legge esenti da contagio, oppure degli allenamenti sportivi pomeridiani in cui i ragazzi, finalmente liberi dal recinto di classe, possono avvicinarsi gli uni agli altri.
D’altro canto, imporre mascherine e distanziamento nei bar e nei ristoranti significa condannarli al fallimento e, quindi, il legislatore (con il placet del comitato tecnico scientifico) ha scelto il male minore, ossia ha lasciato al cliente la decisione se rischiare la propria salute per un caffè o un manicaretto.
Ma la scuola dovrebbe essere diversa, se non altro perchè è il luogo in cui persone appositamente formate, gli insegnanti, sono chiamati a trasmettere cultura e sapere, ossia valori e conoscenza.
Ed il primo e più importante valore e metodo di conoscenza è la libertà, che si traduce nel rispetto perchè senza rispetto per gli altri viene meno anche la propria libertà in quanto prevale la volontà, o meglio la forza, del singolo.
Tali considerazioni non hanno solo una valenza morale, educativa o psicologica, il che sarebbe di per sè sufficiente ad eliminare immediatamente queste restrizioni senza che le cd. misure di sicurezza miranti ad attuale il “distanziamento sociale” (altra espressione profondamente antidemocratica e repressiva) ne risentano.
Queste riflessioni hanno, ed è questo che qui interessa, una precisa valenza giuridica perchè i protocolli adottati dalle scuole ed integrati nel regolamento scolastico con il consenso del Consiglio d’Istituto sono atti amministrativi emanati all’esito di un procedimento dall’Autorità competente, ossia il dirigente scolastico.
In quanto atti amministrativi, quindi, devono essere esenti da vizi di legittimità, ossia devono essere emessi dal soggetto a ciò competente, nei limiti dei suoi poteri e nel rispetto della legge.
Ciò significa che, se detti atti contengono prescrizioni illegittime o vengono attuati in modo illegittimo possono essere impugnati chiedendone la modifica e\o la revoca in autotutela all’Autorità emittente oppure facendo ricorso al giudice amministrativo se ne sussistono i presupposti.
A parere di chi scrive le censure che possono essere mosse alle regole succitate contenute nei protocolli e nei regolamenti scolastici sono le seguenti:
1) incostituzionalità per violazione degli articoli 2 – 3 – 10 – 13 – 16 – 17 e 34 Cost. in quanto le restrizioni contenute nei protocolli sono lesive della libertà personale, che non può essere limitata se non per atto dell’Autorità Giudiziaria (art. 13) e della libertà di movimento e di riunione (art. 16 e 17).
Ciò comporta, altresì, la violazione degli artt. 2 e 3 Cost. che impongono la tutela dei diritti inviolabili e l’attuazione del principio di uguaglianza.
L’art. 34 Cost., inoltre, prevede espressamente che la scuola è aperta (“a tutti” specifica la norma ma pur sempre aperta e non chiusa) e l’art. 10 Cost. impone il rispetto della normativa internazionale, ossia anche della Convenzione ONU sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza recepita dallo Stato Italiano con Legge n. 176/1991.
2) violazione di legge per contrarietà alla L. 176/1991, ossia alla Convenzione ONU, ed in particolare per violazione degli articoli:
– 2 comma 2 che prevede l’obbligo degli Stati di evitare ogni discriminazione nei confronti dei bambini e degli adolescenti (ed i recinti sono chiaramente una discriminazione perchè gli studenti vengono inutilmente rinchiusi);
– 3 comma 1, che indica il “preminente interesse del minore” quale criterio ispiratore di ogni decisione che lo riguarda (e lasciare gli studenti per strada o nei parcheggi per non dover istituire un servizio di sorveglianza nei cortili delle scuole significa lasciarli esposti al pericolo il che non rientra sicuramente nel concetto di preminente interesse);
– 3 comma 2, che impone allo Stato l’obbligo di assicurare protezione ai minori, il che non accade costringendo i genitori a lasciare i propri figli in un parcheggio o sul marciapiedi sino all’orario d’inizio delle lezioni;
– 15, che attribuisce ai minori il diritto di riunirsi liberamente, il che non accade se sono confinati in recinti durante l’intervallo delle lezioni;
– 18, che obbliga lo Stato a “tutelare il fanciullo contro ogni forma di violenza, di oltraggio o di brutalità fisiche o mentali, di abbandono o di negligenza, di maltrattamenti o di sfruttamento”. Obbligare gli studenti a rimanere all’interno di recinti è una forma di violenza, sia pure subdola.
E’, altresì, un’oltraggio alla loro persona ed alla loro dignità (perchè presuppone che essi debbano rimanere separati il più possibile in quanto probabili portatori sani del virus, ossia untori).
E’ una brutalità, perchè i recinti servono agli animali e venivano utilizzati, nei confronti degli uomini, nei campi di lavoro.
E’ una negligenza, perchè non serve assolutamente a nulla finchè si permette a chiunque di sostare in bar e ristoranti senza mascherina o si fa di tutto per celebrare eventi (sportivi e non) in cui le persone sono necessariamente assiepate in spazi ristretti.
– 27, che prevede l’obbligo dello Stato di assicurare ai fanciulli un livello di vita sufficiente al loro sviluppo “mentale, spirituale e sociale”, il che è in netto contrasto con il rinchiuderli in recinti e trattarli come untori.
3) violazione di legge ed eccesso di potere in fase di attuazione nel caso in cui il protocollo preveda solo l’adozione di cartelli indicatori del luogo di ritrovo della classe e l’attuazione pratica si sia tradotta in recinti e/o percorsi obbligati.
In conclusione, appare evidente che bambini e ragazzi sono in Italia tra le vittime principali della pandemia da Sars-Cov 2 anche se il loro numero non compare su nessuna statistica ufficiale.
Sono stati privati per primi, a febbraio, della loro vita e della loro quotidianità che gli è stata restituita, pesantemente ed inutilmente stravolta, solo a settembre con l’inizio del nuovo anno scolastico.
Tutto ciò, peraltro, è stato loro imposto inutilmente perchè le migliori misure di prevenzione contro il virus sono la prudenza, l’uso della mascherina e l’igiene delle mani come hanno ripetutamente affermato i medici più competenti (e meno mediatici).
Se questa è la cura che il nostro paese, la scuola ed i genitori stessi (silenziosi e forse attoniti spettatori di questo spettacolo tremendo) hanno delle giovani generazioni, non c’è libertà e democrazia nel futuro di questo paese.